Sostenibilità per essere più competitivi

Cresce anche nell’industria farmaceutica la consapevolezza che la crescita del business passa necessariamente dall’adozione di pratiche di sostenibilità ambientale e sociale

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Integratori sostenibili competitivi

Quali sono le azioni e l’impegno, nell’ambito della sostenibilità, richiesti alle imprese per poter diventare protagonisti di una economia circolare che possa creare un circolo virtuoso tra le aziende, i suoi dipendenti, le persone e l’ambiente? Ha risposto a questa domanda Valentina De Marchi, docente di Economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di economia e management dell’Università degli studi di Padova e presidente di Gronen (Group for research on organizations and the natural environment) in una conversazione con MakingLife.

Sostenibilità: un’equazione a tre fattori

Valentina De Marchi

Adottare pratiche di sostenibilità ambientale per la crescita del business rappresenta oggi una necessità e una sfida di primaria importanza per tutte le aziende. Il settore farmaceutico non fa eccezione. Negli ultimi anni, infatti, si è verificata una convergenza tra sostenibilità e competitività. In altre parole, essere sostenibili vuol dire anche essere più competitivi sia agli occhi delle istituzioni sia agli occhi dei consumatori.

Nove cittadini su dieci, a livello globale, auspicano di vivere in un mondo più sostenibile ed equo nel post-Covid 19, e il 72% si aspetta una trasformazione nel proprio stile di vita, piuttosto che un ritorno al passato (survey pubblicata dal World economic forum e realizzata da Ipsos).

Quando si parla di sostenibilità, ci sono tre dimensioni a volte in tensione tra loro ma che devono viaggiare in parallelo e, auspicabilmente, rimanere in equilibrio: la dimensione economico–finanziaria, quella sociale e quelle ambientale. «La sostenibilità – ha spiegato De Marchi – rappresenta un’opportunità di crescita chiaramente mediata dall’innovazione, per permettere la quale servono sia competenze gestionali che professionali».

Sovrautilizzo delle risorse, uso non virtuoso delle stesse e crescita costante della popolazione mondiale. La sfida da vincere a fronte di una popolazione in crescita e di un costante impoverimento delle risorse del pianeta – troppo sfruttate e male – è quella di creare un’economia sostenibile che, secondo De Marchi, «vorrebbe proporsi come possibile soluzione alla ricerca di approcci innovativi per invertire la rotta e normalizzare il modello, andando ad esplorare come usare meglio le risorse e creare cicli virtuosi negli ecosistemi».

Come rendere sostenibile un’azienda? La circolarità

De Marchi ha messo a fuoco due obiettivi. Il primo riguarda l’ascolto delle esigenze dei diversi stakeholder esterni all’impresa, in modo sistemico. Il secondo prevede invece la revisione del modello produttivo, che dovrebbe passare da un percorso lineare a uno circolare. Se nel modello lineare, nato negli anni ‘70, le materie prime sono percepite come infinte, in quello circolare si cerca invece di ridurre al minimo il loro utilizzo. La parola chiave diventa ora il riuso delle risorse per tutta la loro vita utile.

Questo modello richiede un ripensamento della progettazione e della modalità con cui sono distribuiti i prodotti, “la geografia” della distribuzione, come sono utilizzati e raccolti per ridurre al minino la quantità di sprechi e rifiuti.

Essere circolari paga?

Sulla base dei risultati ottenuti da un’indagine condotta dall’Università di Padova su 55 imprese italiane che applicano modelli circolari, la risposta è sì! E non solo in termini economici o reputazionali, ma anche in termini di aumento della motivazione del personale. La ricerca evidenzia come l’investimento tecnologico (in 4.0) sia strettamente legato all’implementazione di percorsi circolari. Ciò che è emerso, infatti, è che l’economia circolare, si sviluppa utilizzando modelli di business, tecnologie e competenze legate all’industria 4.0. Le tecnologie possono sostenere in modo positivo l’economia circolare in particolare nella capacità di avere maggiore conoscenza (misurazione, tracciabilità) e monitoraggio sui processi e sui prodotti.

Le aziende possono partire ponendosi alcune domande guida, per trasformare le proprie attività ed essere più sostenibili.
Da dove viene la materia prima utilizzata?
Che fine farà? Come sarà usato e smaltito il prodotto?
Quanto scarto ci sarà?
Come arriverà al consumatore?
Come viene realizzato il componente che uso, con componenti chimici?
In che modo crea valore?
Come posso offrire nuovi servizi piuttosto che nuovi prodotti?

Investire in attività di marketing

Dal punto di vista manageriale, infine, emerge come l’investimento nelle attività di marketing e commerciali sia parte essenziale e prioritaria per l’adozione di qualsiasi modello di business “circolare”. Come si legge nelle conclusioni della survey prodotta dall’Università di Padova, infatti, il marketing in questo contesto si configura come uno strumento necessario per colmare il gap tra finalità di accrescimento del valore del prodotto e reale capacità del mercato (consumatori) di riconoscere il maggior valore connesso a processi di innovazione (di prodotto e processo). Tali investimenti sono essenziali per ripensare il modo di consumare e fare impresa e per dare un impulso al processo di transizione verso un’economia circolare.

ECONOMIA LINEARE:

Integratori sostenibili competitivi: economia lineare

ECONOMIA CIRCOLARE:

Integratori sostenibili competitivi: economia circolare

Sostenibilità, una strategia aziendale

La sostenibilità, per giovare alle aziende e all’occupazione, deve diventare una strategia aziendale:

  1. pianificata e progettata: il ritorno economico degli investimenti è a medio termine
  2. in grado di ideare nuovi processi e nuovi modelli di business
  3. con ricerca attiva di risorse
  4. misurabile: in questo senso, sono molto utili le certificazioni, anche interne alle stesse aziende.

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