Carenze e deviazioni: quando il dialogo con AIFA si fa delicato

I rapporti tra aziende farmaceutiche e autorità ministeriale rischiano di diventare complicati quando le cose non vanno per il verso giusto. Alla XV giornata nazionale delle QP organizzata da AFI, il punto di vista di AIFA in merito a carenze e deviazioni.

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carenza farmaci

Nella seconda parte della XV giornata nazionale delle QP organizzata da AFI nell’ambito del Simposio 2021, diversi relatori hanno evidenziato come un dialogo aperto con AIFA possa creare efficaci sinergie. Ma mantenere una collaborazione serena è più difficile quando le acque si fanno agitate. Per un’azienda infatti non è sempre facile fare i conti con le proprie mancanze. Per questo Domenico Di Giorgio, che ricopre diversi ruoli in AIFA tra cui quello di coordinatore del Tavolo Tecnico delle Indisponibilità, porterà il punto di vista dell’Agenzia sulle carenze di farmaco. Le ispettrici Luisa Stoppa e Raffaella Sardelli, invece, approfondiranno le deviazioni ricorrenti riscontrate durante le ispezioni dell’ufficio GMPMED.

Quello che non c’è

La carenza dei farmaci è un problema persistente alla cui risoluzione Domenico Di Giorgio ha dedicato molto tempo ed energie. Le radici di questa problematica sono profonde e affondano nel fenomeno della falsificazione. AIFA e NAS, concentrandosi su una serie di prodotti che sembravano mancare in maniera ricorrente hanno infatti scoperto attività illecite di rastrellamento di farmaci dal territorio per vendita all’estero.

Questo genere di attività genera una mancanza di farmaci denominata indisponibilità e causata non da problemi produttivi, bensì da distorsioni distributive. Per Di Giorgio queste distorsioni sono uno dei fenomeni che, insieme alla carenza a livello produttivo e alla mancata fornitura ospedaliera, hanno la mancanza di farmaci come manifestazione. Tutti fenomeni profondamente diversi nelle loro dinamiche, nel loro aspetto normativo e quindi nella loro gestione.

Certo però a un paziente importa poco della ragione per cui il farmaco che gli serve manca. Ecco perché AIFA ha cercato di affrontare il problema in modo organico.

Fronteggiare le carenze

Di Giorgio riassume le cause più comuni della mancanza di farmaco in sette scenari: problemi di fornitura di materie prime o materiali di confezionamento, difetti di qualità, problemi produttivi, strategie commerciali, procedure regolatorie in sospeso, aumento improvviso dei consumi, emergenze sanitarie. Qualunque sia la causa, il ruolo delle QP di aziende produttrici o terziste nella gestione delle carenze non è secondario.

Coordinare la risoluzione della carenza spetta però ad AIFA. Innanzitutto l’Agenzia attua un monitoraggio della situazione che sfocia nella pubblicazione online di una lista di farmaci carenti, aggiornata periodicamente. Le informazioni che contiene sono tanto preziose che si sta lavorando per un’integrazione del sistema con le farmacie e i medici di base, in modo da rendere la gestione delle carenze più fluida. Anche il coordinamento di aziende e associazioni è un passaggio fondamentale per rendere efficace la gestione della problematica attraverso la diffusione di una corretta informazione.

AIFA può inoltre autorizzare le importazioni di analoghi dall’estero o la produzione da parte dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare. L’autorizzazione all’importazione può essere rilasciata sia a titolari di AIC sia a strutture sanitarie. Per queste ultime la direzione che l’Agenzia sta prendendo è quella di coinvolgere un network più ampio rispetto al solo livello locale, per permettere una gestione meno parcellizzata delle carenze. Anche la comunicazione è un aspetto importante della questione. Spesso infatti fraintendimenti o casi mediatici causano timori infondati di carenze che portano a dannosi accaparramenti. Per questo AIFA pubblica note esplicative che permettono di diffondere informazioni attendibili.

Il TTI che fa scuola

Certo AIFA non può obbligare un’azienda a produrre un farmaco o produrre essa stessa la specialità mancante. Ma nel Tavolo Tecnico delle Indisponibilità ha trovato uno strumento efficace per fronteggiare una problematica insidiosa. Un’attività riconosciuta a livello europeo, tanto da far meritare all’Italia il ruolo di guida delle attività contro le carenze portate avanti dalla Commissione Europea.

Affrontare le proprie mancanze

Parlando di carenze e di mancanze da parte delle aziende, come non pensare alle deviazioni? Le ispettrici AIFA Luisa Stoppa e Stefania Sardelli approfondiscono proprio questo aspetto, presentando le deviazioni ricorrenti incontrate durante le ispezioni dal 2018 al 2021. Esistono infatti delle problematiche che tendono a presentarsi in aziende diverse, tanto da aver suggerito all’Agenzia l’idea di raccoglierle in un documento che possa fungere da linea guida.

La top 6 e qualche menzione speciale

Al primo posto tra le deviazioni ricorrenti Stoppa individua quelle relative a qualifiche e convalide, con mancanze riconducibili ai cicli di sterilizzazione e ai test di sterilità. Per quanto riguarda poi la cleaning validation, frequenti mancanze sono collegate a CHT, DHT e SHT, oltre che alle procedure di pulizia relative alle produzioni a campagna. Anche i processi di risk assessment sono spesso fonte di deviazioni a causa della mancata inclusione di alcuni fattori di rischio o del mancato aggiornamento a seguito di modifiche.

Immancabile è poi il data integrity. L’integrità e la completezza del dato, i diversi livelli di sicurezza degli accessi e la separazione dei ruoli sono infatti argomenti sui quali le aziende si fanno trovare spesso non sufficientemente preparate. Come anche durante l’esecuzione del media fill test, in cui capita che i tempi massimi di alcune fasi critiche non vengano sfidati. Infine i Quality Technical Agreement rivelano spesso delle falle, soprattutto quelli stipulati con i fornitori di materiale di confezionamento primario.

Infine le menzioni speciali di Stoppa riguardano innanzitutto i processi in asepsi. L’utilizzo parziale di un API e il suo stoccaggio per un successivo riutilizzo e la gestione dei carrelli per il trasporto di materiale sterile ne sono degli esempi. Ma Stoppa cita anche la gestione termica delle aree di stoccaggio e la calibrazione delle bilance.

Gas medicinali, radioterapici e farmaci biologici

Le deviazioni a carico di tre categorie ben precise di produzioni farmaceutiche vengono presentate invece da Sardelli.

Le prime sono quelle dei farmaci biologici che, accanto a carenze condivise con altre produzioni, presentano alcune specificità. Spesso ad esempio viene a mancare la precisione necessaria nella gestione di materie prime e starting material, a livello sia di importazione sia di sicurezza. Soprattutto in questo tipo di produzioni infatti esiste un rischio elevato di contaminazione, a volte sottovalutato anche in alcuni step produttivi. Anche aspetti tecnici, come i criteri di validità dei saggi, sono spesso oggetto di critiche, insieme alla gestione delle attrezzature e alla loro pulizia, particolarmente macchinose a causa della natura discontinua di questo tipo di produzioni. Inoltre la tracciabilità donatore-ricevente non viene sempre trattata con la dovuta precisione. Altro aspetto sottovalutato è poi la preparazione del personale che esegue i risk assessment, che dovrebbe essere adeguata al tipo di produzione.

Sardelli continua con il settore dei gas medicinali. Anche qui le convalide, a volte addirittura disallineate rispetto alla reale produzione, sono l’aspetto più criticato. Ma vengono riscontrati problemi anche a livello di tracciabilità dei lotti di prodotto, bombole e valvole.

Per quanto riguarda infine i radiofarmaci, l’integrità dei dati continua a essere un tasto dolente. Anche la sterility assurance e i cicli di decontaminazione delle attrezzature sono spesso carenti. Ma le deviazioni più importanti riguardano una specificità di queste produzioni, ossia il doppio rilascio all’utilizzo e finale, che determina la necessità di un’estrema precisione a livello documentale.

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